Quattro obiettivi per il Napoli
Cronaca
2 Settembre 2014 Fonte:
Corriere dello Sport
Smaltita la delusione per per l'eliminazione dalla Champions, restano il campionato, l'Europa League, la Coppa Italia e la Supercoppa
Mica è il patto del Nazareno e, nelle tracce, non gli somiglia neanche un po': però stavolta c'è da salvare il Napoli, la sua stagione, il proprio fascino e quella statura elitaria che s'è oscurata nella notte del San Mamés e a Castelvolturno qualcosa bisogna dirsi. E dunque, “amici” assieme. Qui si fa la Storia d'una annata che non può morire all'alba di se stessa; qui si rimescolano gli umori di sei milioni di tifosi sparsi nel mondo, qui c'è il prestigio ma anche l'orgoglio personale: qui ci sta Benitez e qui ci sta Higuain e in quell'atmosfera cupa, sinanche dolorosa, si ricuce il Napoli da cima a fondo, dalla testa ai piedi, dal morale al 4-2-3-1, dal principio alla fine di quest'avventura: «Sono stato duro, perché ero arrabbiato come loro per l'eliminazione dalla Champions. Ma l'ho detto senza tentennamenti: ora il mercato finisce e noi siamo questi e stiamo in quel club e….» .
LA SVOLTA. Per curare i mal di pancia, presunti o reali, Rafa Benitez s'è strappato il volto e s'è infilato la maschera da duro: l'ha rivelato poi, nel ventre di Marassi, ben oltre la mezzanotte, cos'era realmente successo venerdì mattina, alla ripresa, mentre a Castelvolturno s'intravedevano soprattutto i fantasmi di Aduriz e di Valverde e tutt'intorno s'avvertiva ancora nitida l'eco del San Mamés. «E adesso il mercato sta per finire per davvero, anzi è chiuso: noi abbiamo traguardi importanti e questa è la nostra squadra» . Così è, anche se vi pare strano che Benitez abbia smesso i suoi abiti da “sir” e si sia vestito con la tuta dell'operaio: e invece, per rimettersi a correre, nel finale arroventato di Marassi, con il timore (il terrore?) di dover fronteggiare una crisetta ambientale generata da un pareggio, emergono i dettagli ed i particolari di questa “strana coppia” che l'allenatore ha scoperto di allestire con Gonzalo Higuain, uno a fare la mente e l'altro ad ergersi a braccio, in una battaglia psicologica necessaria (indispensabile?) proprio al debutto in campionato. «Ci siamo parlati, ci siamo guardati in faccia» .
EL PIPITA. Il Napoli è rinato (mentalmente) sdraiandosi e lasciandosi psicanalizzare da se stesso, qualcosa ha modificato – ovvio – ed ha beneficiato del rientro d'uno Zuniga che ora va ed ora soffre, che s'è goduto un Inler da ciak si gira, che s'è lasciato scuotere da Gonzalo Higuain, molto più d'un bomber ma il leader che (a naso) non c'è, perché qui il carisma o il magnetismo o l'autorevolezza sembrano vagamente latitare dopo l'addio di Pepe Reina, quel “mostro” che s'è preso il Napoli e l'ha manipolato ad uso e consumo delle esigenze d'un gran club. «Io ed i compagni ce lo siamo detti sia nei giorni scorsi che prima dell'inizio della partita con il Genoa: bisognava dimenticare la sconfitta di Bilbao, bisognava ricominciare subito vincendo, in qualsiasi modo. Perché avevamo bisogno noi e chi ci sta al fianco, i nostri tifosi, d'un pieno di vitalità. E siamo riusciti a battere il Genoa. E ora abbiamo impegni importanti su quattro fronti: il campionato, l'Europa League, la Coppa Italia e la Supercoppa» . Mica solo al Nazareno fanno i patti!
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