Hamsik, la bandiera del Napoli
Cronaca
11 Settembre 2016 Fonte:
The Big Soccer
La magia di Maradona non è uguagliabile, ma l'attaccamento alla maglia, a tifosi e città di Marek e Diego sono incredibilmente simili
"Basta illusioni, fuori i milioni": 16 luglio 2007, il Napoli appena ritornato in Serie A presenta alla stampa Marek Hamsik ed Ezequiel Lavezzi, ma i tifosi contestano. Quattrocento circa, se la prendono con la società per un mercato non all'altezza. Non sanno e non possono immaginare che quel giovanotto di belle speranze, faccia pulita e cresta appena accennata, sarebbe diventato la bandiera del Napoli che lotta per lo scudetto e gioca stabilmente in Europa.
Capitano, simbolo, leader silenzioso e per questo spesso criticato: si dice che scompare nelle partite importanti ma intanto anche grazie a lui il Napoli è arrivato a giocarle. Ne è passato di tempo dal quel 16 luglio 2007, così come dal 16 settembre 2007, primo gol in Serie A di 'Marekiaro': passaggio di petto di Lavezzi e lo slovacco che si invola verso la porta avversaria, triangola con Zalayeta, supera un paio di avversari e gonfia la rete. L'esultanza, la corsa sotto la curva, per mostrare la maglia, quella maglia che 10 anni dopo - e 82 reti in A, 99 in totale - ancora non si è tolto di dosso.
Niente proclami, nessun giuramento di amore eterno, solo il silenzioso rumore dei fatti: cresta alta e no in serie a Milan, Juventus e alle grandi d'Europa, perché lui, Marechiaro, ha scelto Napoli e la città lo ha accolto come uno dei suoi figli. Figlio di Napoli come lo è stato Maradona e non c'è niente di irriverente nel paragone: la magia del Pibe de Oro non è uguagliabile, ma l'attaccamento alla maglia, la passione verso tifosi e città di Marek e Diego sono incredibilmente simili. E poi ci sono i gol: 82 in Serie A, uno in più del migliore di tutti i tempi, di quello che ha regalato scudetti e coppe a una società che nella storia aveva vinto poco o nulla. Prima di Lui e prima di Hamsik, simbolo del 'nuovo' Napoli, quello che è risalito dall'inferno della C e ha messo in bacheca due coppe Italia e una supercoppa. In attesa del trofeo più ambito, il giusto premio per un calciatore di altri tempi. Bandiera in un calcio dove è più facile vedere ammainarle che sventolarle. Soprattutto come fa lui, in silenzio e...a cresta alta.
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